SAHARA MAROCCHINo

PRIMA DEL COLONIALISMO

Prima del colonialismo, il Marocco aveva la piena sovranità sul suo territorio, era indipendente e unito, e il Sahara era sotto la sovranità marocchina e non esisteva alcuna entità separata dal Marocco in alcun modo.

Le tribù vivevano nel quadro di ciò che veniva chiamato “Al-Siba”. I sultani del Marocco esercitarono i loro poteri nominando capi (i “caïd”) e loro rappresentanti personali alle tribù del Sahara, e venivano confermati dalle tribù del Sahara i legami di fedeltà e lealtà al Sultano del Marocco, appartenente al glorioso Trono Alawita.

Documenti e archivi storici marocchini a Rabat, Madrid, Parigi, Lisbona, Londra e Berlino dimostrano e confermano la storica sovranità che il Marocco ha sempre esercitato sulle sue province desertiche.

Allo stesso modo le regioni desertiche marocchine sono state storicamente presenti nella diplomazia marocchina, desiderose di rispettare la loro sovranità e di difenderle in tempo di guerra di fronte alle minacce straniere.

PERIODO COLONIALE

Fino al 1884, le forze coloniali spagnole non furono in grado di estendere il loro controllo sull’intero territorio marocchino e si limitarono solamente a controllare la penisola di Dakhla, a causa dell’intensità e della forza della resistenza marocchina da un lato, e le difficoltà finanziarie che la Spagna stava affrontando all’epoca dall’altro lato.

La Spagna attese un lungo periodo, finché non si verificò un riavvicinamento con la Francia, con la conclusione di accordi tra le due Potenze coloniali, tra cui quello segnato il 27 giugno 1900, che delineò le sfere di influenza per ciascuno dei due Paesi nel Sahara. Le disposizioni di questo accordo furono confermate dai successivi trattati del 3 ottobre 1904 e del 27 novembre 1912. In seguito a questi accordi, gli spagnoli iniziarono a lanciare una serie di attacchi in molte regioni marocchine, dove gli spagnoli riuscirono ad occupare Tarfaya nel 1916, con l’aiuto e il sostegno della Francia, e nel 1920 gli spagnoli si impadronirono della cittadina di Lagouira. Tuttavia l’occupazione spagnola riuscirà a soggiogare tutte le tribù del Sahara marocchino solamente dopo il 1934, con l’occupazione della cittadina di Smara e della regione Oued Eddahab.

A partire dalla firma del Trattato di Fès del 30 marzo 1912, che riconosceva le competenze territoriali e amministrative della Francia, il Marocco fu diviso in tre zone di controllo coloniale: la prima il Protettorato francese nell’ampia parte centrale del Paese, la seconda il Protettorato spagnolo a nord con il Sahara spagnolo a sud e la terza la Zona internazionale a Tangeri. L’accordo firmato il successivo 27 novembre 1912 tra la Francia e la Spagna definiva in maniera dettagliata le aree di controllo degli spagnoli. Mentre per la regione di Tangeri veniva istituito una Zona internazionale, precisato in seguito con la convenzione di Parigi del 18 dicembre 1923. Fu così, con l’occupazione franco-spagnola, che il Marocco aveva perso la sua indipendenza e sovranità, che portò alla sua divisione e spartizione in regioni occupate a nord e a sud.

L’eroica resistenza marocchina, con la determinazione e la guida di S.M. Mohammed V, era stata condotta in tutte le regioni, fino alla proclamazione del Sultano, allo storico discorso del 18 novembre 1955 a Rabat, della fine dell’occupazione franco-spagnola in Marocco. Questo portò alla cancellazione del Protettorato francese ai sensi dell’accordo franco-marocchino firmato il 2 marzo 1956, che pose fine al Trattato di Fès del 1912 e permise al Marocco di recuperare la sua sovranità e indipendenza. Seguì l’accordo marocchino-spagnolo del 7 aprile 1956 in base al quale il Protettorato spagnolo sulla zona settentrionale fu abrogato. Tuttavia la Spagna non riconsegnò al Marocco tutti i territori che aveva sotto la sua sovranità e autorità prima dell’occupazione coloniale spagnola tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, ovvero le sue province sahariane del sud.

LA MARCIA VERDE

Dopo che la Corte internazionale di Giustizia dell’Aia ha emesso, su richiesta del Marocco che ha portato il dossier alla Corte, il parere consultivo che ha riconosciuto il diritto del Regno al suo Sahara, sottolineando l’esistenza di legami giuridici e di profondi legami di fedeltà e lealtà che erano sempre esistiti tra il trono marocchino e le tribù del Sahara, il 16 ottobre 1975 S.M. il Re Hassan II annunciò nel suo storico discorso l’organizzazione della più grande marcia pacifica della storia, la Marcia Verde, per recuperare e liberare le sue province meridionali ponendo fine al controllo delle autorità coloniali spagnole che dura da quasi tre quarti di secolo nel Sahara, permettendo al Marocco di raggiungere e completare la maggior parte della sua storica integrità territoriale.

Nell’interesse di S.M. il Re Hassan II di risparmiare alla regione una guerra devastante, prese la saggia decisione di organizzare una grande marcia pacifica, chiedendo la rinuncia alla violenza e ricorrendo al dialogo per risolvere le controversie. Molti storici, docenti universitari e sociologi hanno visto nella Marcia Verde come un atto sociale e psicologico distinto ed eccellenza della società marocchina, considerato come il più grande evento nazionale che i marocchini hanno sperimentato dopo l’indipendenza.

Il 5 novembre 1975, S.M. il Re Hassan II si rivolse ai marocchini che si offrirono volontari per partecipare a questa marcia, dicendo: “ Domani, inchallah (“se Dio vuole”), voi attraverserete i confini. Domani, inchallah, voi inizierete la Marcia. Domani, inchallah, voi calpestereste una terra che è vostra. Sentirete le sabbie che sono vostre. Domani, inchallah, voi bacerete una terra che è parte integrante del vostro caro Paese. ”. Il numero dei manifestanti marocchini che hanno partecipato alla Marcia Verde ha raggiunto i 350.000 cittadini, di cui il 10% donne, provenienti da tutte le regioni del Marocco, oltre alla partecipazione di delegazioni dell’Arabia Saudita, della Giordania, del Qatar, degli Emirati Arabi Uniti, del Sultanato di Oman, del Sudan, del Gabon e del Senegal, oltre alla partecipazione del Segretario generale dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica. La scelta di S.M. il Re Hassan II del numero di partecipanti marocchini alla Marcia non fu casuale, perché era uguale al numero di nascite annuali in Marocco durante quel periodo.

Non fu difficile per il sovrano convincere i cittadini marocchini ad andare nel deserto. Lo stretto rapporto tra il Trono Alawita e il popolo marocchino, e l’amore e il rispetto di cui gode S.M. il Re tra il popolo raggiunsero il livello di un grande dovere nazionale, e nessun altro leader sarebbe stato in grado di raccogliere questo numero di volontari facilmente e a tempo di record, se non per avere uno status elevato nel cuore del suo popolo e godere di un grande amore e rispetto.

I 350.000 volontari erano “armati” con il Corano e con le bandiere del Regno e durante la marcia non erano state trasportate armi, a conferma che si trattava di una marcia pacifica. La marcia è stata lanciata con grande ordine, precisione e notevole organizzazione logistica.

La Marcia Verde ha attraversato ai confini del deserto il 6 novembre 1975, sotto varie reazioni globali e regionali, in tutta serenità, a sud della cittadina di Tarfaya (all’epoca il confine che divideva il Regno dall’allora Sahara spagnolo), in una vera illustrazione della perfetta simbiosi tra un Re militante e un popolo coraggioso. Questa marcia testimonia anche l’ingegnosità di un Re unificatore che riuscì in maniera civile e pacifica, grazie ad una ferma convinzione nel diritto, alla ripresa delle province meridionali, dimostrando al mondo intero la ferma volontà di questo popolo coraggioso di raggiungere i propri obiettivi abbattendo i confini artificiali tra i figli della stessa Patria. Questa volontà di difesa della patria non ha cessato di confermarsi negli anni successivi nonostante le manovre degli oppositori dell’integrità territoriale del Regno, che va da Tangeri a Lagouira, che non risparmiano sforzi per minare la reputazione del Marocco e la sua sovranità.

Dopo il successo della Marcia Verde a livello popolare, regionale e internazionale, e l’incursione di volontari marocchini nelle sue terre desertiche marocchine, gli spagnoli sono stati costretti a invertire la loro posizione anti-marocchina e a cercare una soluzione pacifica al problema del Sahara. Il 9 novembre 1975, S.M. il Re Hassan II annunciò che la Marcia Verde aveva raggiunto il suo obiettivo e chiese ai partecipanti della marcia di tornare al punto di partenza, ovvero la cittadina di Tarfaya. Tra i risultati dell’evento della Marcia Verde, che è diventata una pietra miliare nella storia moderna del Marocco, c’è stata l’accettazione da parte della Spagna dei negoziati e il raggiungimento dell’Accordo di Madrid, firmato il 14 novembre 1975, che prevede il ritiro del controllo coloniale spagnolo. Il 28 febbraio 1976 viene issata la bandiera nazionale marocchina a Laâyoune, annunciando così la fine della presenza coloniale spagnola nel Sahara marocchino.

Fonti:

-1) Portail du Sahara Marocain
http://www.sahara.gov.ma/

-2) Portail du Sahara Marocain – Avant la colonisation
http://www.sahara.gov.ma/blog/histoire-geographie/avant-la-colonisation/

-3) Portail du Sahara Marocain – L’ère coloniale
http://www.sahara.gov.ma/blog/histoire-geographie/lere-coloniale/

-4) Portail du Sahara Marocain – Décolonisation
http://www.sahara.gov.ma/blog/histoire-geographie/decolonisation/

-5) Portail du Sahara Marocain – La marche verte
http://www.sahara.gov.ma/blog/histoire-geographie/la-marche-verte/

-6) Portail du Sahara Marocain – L’accord de Madrid
http://www.sahara.gov.ma/blog/histoire-geographie/laccord-de-madrid/

-7) Portail du Sahara Marocain – Libération du Sahara de l’occupation espagnole
http://www.sahara.gov.ma/blog/histoire-geographie/liberation-du-sahara-de-loccupation-espagnole/